what love?
Come spieghiamo a qualcuno cosa
sia l’amore? A qualcuno che non sa cosa sia. Come lo descriviamo, che parole,
che odori, che sapore ha quel bacio che
ti fa perdere la testa? Come parli dell’odore di quella pelle che tu invece
sai, ricorderai per tutta la vita?
E come si fa a riconoscerlo,
negli occhi di chi hai davanti, l’amore?
Certe persone credono di averlo
visto così tante volte da esserne
assuefatti, ma se invece quello non fosse stato amore? Se invece siamo solo
così troppo abituati ad andare di corsa, a correre nelle nostre stupide
giornate fitte di impegni, da credere, così ingenuamente, che l’amore possa
davvero esistere dentro la chat di un telefono? Sui social network, dentro a
profili vuoti come il fondo del bicchiere di un alcolista?
Le canzoni, i libri e i film
sono pieni di quell’amore lì, che nella vita non siamo in grado di ritrovare e
allora, allora diciamo a noi stessi che non esiste. Sì esatto che l’amore non
esiste, abituati a stereotipi alti, come la bellezza, la perfezione, il lusso,
la moda.
Ci accontentiamo di briciole profumate, di immagini sbiadite o ancora peggio, dell’idea dell’amore. Proiettiamo i nostri ideali sull’altro senza riconoscerlo più, ce lo perdiamo per strada, accecati dall’idea che ci siamo fatti di lui o lei.
Ci accontentiamo di briciole profumate, di immagini sbiadite o ancora peggio, dell’idea dell’amore. Proiettiamo i nostri ideali sull’altro senza riconoscerlo più, ce lo perdiamo per strada, accecati dall’idea che ci siamo fatti di lui o lei.
E di quello ci innamoriamo.
Ci
innamoriamo dell’idea dell’altro, che non sarà mai, quella persona che ci
troviamo davanti.
Eleviamo maschere, ci
comportiamo da sociopatici, asociali, disadattati pur di sfuggire a questa
società che vorrebbe catalogarci come lo yogurt sugli scaffali dei discount. Ma
non siamo ne bianchì ne neri, tante volte nemmeno grigi. Siamo duttili e fluidi,
oggi ridiamo, domani saremo depressi, dopo domani ancora vorremo solo essere
morti o semplicemente altrove, in un luogo che non esiste. Lontani da noi
stessi.
Perché in fondo ci
accontentiamo e sogniamo vite diverse davanti ai film e dentro i libri e le
canzoni che ascoltiamo, solo per un’unica semplice ragione: per non rimanere
soli.
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