Don't judge me
Non so cosa stia
succedendo al mondo, credetemi. Non so cosa passi nella testa delle persone,
non so cosa possa causare tanta ignoranza, insensibilità e indifferenza.
Non lo so, e forse, non
voglio nemmeno saperlo.
Sapete che vi dico? Che ci
vuole coraggio per sparare sentenze verso gli altri, per puntare il dito,
giudicare, spettegolare, aggredire verbalmente qualcuno, così per il gusto di
farlo.
Perché ci sente legittimati
a farlo, per qualche ragione che boh, evidentemente sapete solo voi.
Esprimere un giudizio non
deve per forza essere una cosa negativa, intendiamoci, ma la maggior parte
delle volte lo diventa, soprattutto quando si parla di temi sensibili, in cui
starsene zitti ogni tanto, non guasterebbe affatto.
Mi riferisco al caso di Dj Fabo. Come lui altri 100 altri 1000
ogni secondo, ma di quelli giustamente voi non parlate, perché si sa, si parla
solo di quello che passa alla tv.
E mi sono piuttosto
incazzata in questo ultimo periodo ad ascoltare e leggere il mare di stronzate
con cui molti di voi, hanno riempito il web, così perché forse non dovevate
portare fuori il cane, vi annoiavate, non trovavate il video porno giusto da
guardarvi per passare il tempo.
Ne ho lette tante, e
altrettante ne ho sentite. Da quelli che non tollerano la cosa, a quelli che
ritengono che sia una scelta facile, che non si debba rinunciare alla vita, che
chi lo fa è un codardo.
Sì, vita.
Avrei voluto dare un pugno
in faccia a molti di quelli che scrivevano stronzate del genere.
Perché vedete, se vi permettete
di dire certe cose, non avete proprio capito un cazzo. E per un certo verso,
anche vi comprendo, perché se per fortuna vostra, non siete mai venuti a
contatto con situazioni così al limite, non potete capire.
Non potete capire la mole
di sofferenza profonda, le notti in bianco, l’angoscia continua, la distruzione
interiore che si prova quando si assiste ad un malato grave, terminale, che
fondamentalmente non ha nessuna speranza.
Non potete capire la
devastazione interiore, l’annientamento e l’impossibilità di essere utile.
Non potete capire che
significa essere guardati con occhi pieni di paura per quello che sta accadendo
al loro corpo, e non poter fare niente. Starsene lì senza più lacrime, in una
condizione di immobilità che ti spezza il cuore. Non potete capire il dolore
fisico continuo che ti consuma piano piano, la uantità di farmaci ingeriti per
cercare di alleviare le sofferenze, la paura di sentire tornare il dolore, di
non rilassare mai i nervi, la paura di quello che non sai ti possa accadere. La
difficoltà a mangiare, a bere, a fare qualsiasi piccolo movimento.
No, non potete capire che
significa essere così disperati da non sapere dove sbattere la testa, l’odore
dei disinfettanti ospedalieri, il rumore delle macchine che ti tengono in vita.
Non potete capire che
significa scandire il tempo in base a quante gocce di fisiologica hai visto
scendere dalla flebo ed entrare in vena in un corpo già morto.
Ogni santissimo giorno,
per un tempo indeterminato.
Questa voi la chiamate
vita?
Credete che questo sia
umano? Trattenere qualcuno in un corpo pieno di sofferenze?
Sapete che cosa vuol dire
non poter morire?
E’ una delle cose più
atroci che si possano vivere, è qualcosa che ti segna per sempre, che non
dimenticherai mai.
Non c’è niente di umano,
non c’è niente di cristiano in questo, perché è solo accanimento terapeutico,
che avviene ogni giorno in migliaia di ospedali italiani, sotto gli occhi di
medici che ti considerano come un numero, un letto che presto sarà rifatto per
accogliere qualcun altro. Sotto gli occhi di un sistema sanitario profondamente
sbagliato e inumano.
Voi non sapete di che
cazzo state parlando quando sparate giudizi e parole senza senso sulle bacheche
di facebook. Dietro i vostri smartphone di ultima generazione, dietro schermi
di computer a 4 mila colori, nella tranquillità delle vostre case, dove si
respira solo agiatezza e confort.
Ecco perché mi fate arrabbiare,
perché siete vuoti come i telefoni che reggete perennemente in mano. E per
questo siete profondamente inconsapevoli e stupidi.
Io vi manderei tutti in
villeggiatura negli ospedali: provate a passare una giornata in oncologia, nel
reparto cure palliative, nelle terapie intensive e poi vediamo. Vediamo quanti
di voi si permetterebbero ancora di aprire quella dannata bocca che vi
ritrovate.
Ognuno è libero di fare quello
che vuole. Questo dovrebbe essere il principio universale, applicato ai diversi
ambiti della vita, invece vale per qualcosa e per qualcuno, ma non per tutti.
Il principio di scelta e
il diritto di morire dignitosamente va dato a tutti. Se uno si ritrova in una
condizione di malattia degenerativa o stadio terminale ma decide di non
interrompere le proprie sofferenze, è giusto faccia il suo percorso, ma è
altrettanto giusto che chi decide che non ce la fa più, debba essere sollevato
da questo dolore, che credetemi è inaudito.
Non siamo tutti uguali, c’è
chi resiste e chi non ce la fa più. C’è chi persa una battaglia si arrende, c’è
chi arriva fino in fondo alla guerra. Ricordatevi che non si può mai giudicare,
ma bensì accogliere e capire.
Perché allo stato attuale a
chi è afflitto da queste condizioni, l’unica cosa che il sistema sanitario
prevede per alleviare il dolore, è la così detta sedazione terminale. Il paziente viene addormentato con un mix di
farmaci finché la morte non sopraggiunge per conseguenze mediche diverse come arresto
cardiaco, blocchi renali ecc.
Ma in parole povere il
paziente viene lasciato morire. Viene idratato per il minimo di legge e viene
lasciato così.
Vi sembra sia una cosa più
umana piuttosto che ingerire un mix di farmaci nel pieno consenso e nelle piene
facoltà mentali e andarsene da soli?
Vi sembra che auto iniettarsi
un farmaco che in pochi minuti ti uccida sia una cosa che voi non potete
tollerare?
Lascereste morire di sete
vostro figlio? Vostro marito o vostra madre piuttosto?
Perché ragazzi, essere addormentati non significa non esserci con la testa, non sentire e non provare dolore, significa solo non poterlo comunicare al mondo.
Perché ragazzi, essere addormentati non significa non esserci con la testa, non sentire e non provare dolore, significa solo non poterlo comunicare al mondo.
Significa solo essere
intrappolati in un corpo, essere costretti a restare e provare dolore.
E queste cose non le dico perché
me le sto inventando, le dico perché le ho sperimentate sulla mia pelle e non
permetto a nessuno di venirmi a dire che la scelta di Dj Fabo è inconcepibile.
Non permetto a nessuno di
venirmi a dire che il suicidio assistito è un abominio. Lo è l’aborto, e la
disinformazione che c’è in merito.
Perché il paradosso
italiano è non permettere ad una nuova vita di venir al mondo, ma non ad una di
lasciare questo mondo, se lo vuole.
E ripeto, tutto questo
discorso non ha nulla a che fare con la cristianità e con il dover soffrire per
ambire alla santità. C’è sofferenza ovunque in tutte le nostre vite, in ogni
angolo dove guardiate.
Questo ha solo a che fare
con un sistema sanitario sbagliato, con una medicina che non ti cura e con una
sanità che non ti lascia il diritto di morire.
Se volete fare qualcosa di
utile, informatevi in merito, sostenete le petizioni, leggete le testimonianze,
perché ce ne fossero di più come Marco Cappato
al mondo. Morire o no, deve essere una decisione che uno prende coscientemente
se si trova in una situazione senza via di uscita. Non dello Stato, non della
Chiesa, non dei medici e nemmeno dei parenti, ma solo personale. La libertà di decidere deve essere solo
nostra, e di nessun altro.
Ricordatevelo sempre,
ringraziate Dio per essere in buona salute e per avere una bella famiglia.
Chiudete i vostri pc e andate a farvi una passeggiata, incontrate gente,
ridete, siate gentili.
E se proprio usare
facebook, per l’amor di Dio continuate a condividere gattini piuttosto, se non
avete quel briciolo di sensibilità e consapevolezza per espriemre un pensiero
utile e propositivo. Le vostre opinioni vuote, lasciatele solo per la vostra
testa, o per il bancone dei bar di provincia, lì sono ancora consentite.
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