Nonsense

Alle volte trovare il senso è difficile. Scavi, scavi e ancora scavi. Ti scervelli sopra insignificanti dettagli. Ombre del passato, sorrisi persi, sguardi ritrovati e poi quel tuffo al cuore che credevi di non ricordarti più. Di aver perso tra le pieghe della tua vita, onde di poesia e ricordi. Baci e abbracci.
La vita invece non li lascia andare, li nasconde da qualche parte dentro te, bisbetica gioca a nascondino con le tue cose, se ne appropria come una bambina gelosa, e poi per dispetto te li rimette davanti quando pensavi di averli persi, allontanati dai tuoi occhi, per non soffrire, per non ricordare. Per non viverli più.
Strana cosa, ma reale. Destino? Coincidenze? Fato?
Non lo saprò mai, con ogni ragionevole dubbio. Potrei stare qui anni a pensarci, a ripercorrere gli stadi dell’euforia, dell’incertezza, della lusinga e della malinconia. Per cadere nella tristezza più infinita. Buio dell’anima.
Potrei, vorrei, farei. La vita non è al condizionale. È qui e ora. Subito e tutto. Gioie e dolori.
Tutto reale. Forse non sono così razionale da pensarlo, forse ho solo bisogno di equilibrio.
È più facile vivere qualcosa di estremo anche se magari è solo nella tua testa. È più difficile rendersi conto che nella vita, quella che puoi toccare, non è un’illusione. Pathos, quello c’è sempre, ma devi essere tu, quella capace di sentirlo. Forte ed intenso, per qualsiasi cosa ti accada. Sorridere anche solo al sole. Ringraziare anche solo per la pioggia. Così quando accadrà quello che aspettavi, da anni, centinaia di anni, mentre eri intenta solo a fare la tua tela; mentre intrecciavi i fili del tuo bozzolo.
Mentre salutavi il mondo e chiudevi il cuore per sempre, allora… e solo allora capirai, l’inutilità delle tue convinzioni. Dei tuoi monologhi perfetti davanti allo specchio, di tutte le tue stupide certezze, sulle quali con fragili frasi, avevi costruito la tua realtà.
Ti renderai conto di non essere diversa da quella che eri, ti renderai conto che non è cambiato nulla. Che qualcosa si era già rotto tempo fa. Che la colla non ha tenuto. E ora quel pezzo lo senti staccarsi da te e ricadere giù.
Perché nulla si può cancellare, perché tutto accade per una ragione anche se tu, tu piccola ingenua non te ne rendi conto. Anche se tutto il senso della tua esistenza forse lo capirai solo sul letto di morte.
Doveva andare così: gli abbandoni sono dolorosi, i distacchi inevitabili. Se fosse tutto per sempre non ci sarebbe l’inattesa gioia. Se fosse tutto per sempre non ci sarebbe di che stupirsi. Siamo qui tutti insieme perché siamo entità mobili. Ci ritroviamo e ci allontaniamo per poi ricongiungerci di nuovo. È il mistero del mondo, è il ciclo della vita.
Aspetta, perché l’attimo tornerà, e i nostri occhi si ritroveranno ancora, come la prima volta. Come l’ultima.
Una giostra che non si ferma mai, per non farci mai dimenticare quanto preziosa sia la vita.

Foto Shirin Neshat

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