Ci lamentiamo perché piove da una settimana,
quest’estate ci lamenteremo per il troppo sole e per l’afa che soffocherà ogni nostro tentativo di evasione.

Ci lamentiamo se siamo soli, e quando poi all’improvviso non lo siamo più, rimpiangiamo la nostra cara solitudine.

Crediamo che quello che fanno gli altri, qualsiasi cosa facciano, sia meglio di quello che facciamo noi.

Ci mettiamo a studiare per conseguire un titolo importante, una laurea, un master, un dottorato. Convinti che così potremmo essere migliori degli altri, perché abbiamo più conoscenze. Perché ne sappiamo di più.

Denigriamo quelli che questo titolo non ce l’hanno perché siamo convinti che non potranno mai essere migliori di noi. Ci dà fastidio solo l’idea di ascoltarli parlare perché sappiamo di essere più intelligenti. Quindi da loro non potremmo mai imparare.

Denigriamo le persone più anziane di noi, qualsiasi sia la nostra età, perché non sono al passo con i nostri tempi e quindi non possono capire.

Facciamo di tutto, pensiamo di tutto. Perché pensiamo di essere tutto.

Non guardiamo gli altri in faccia per non leggerne la sofferenza, lo stupore e l’amore.
Viviamo ai margini della nostra anima. Sospesi in uno stato che non è né reale né irreale.
Uno spazio bianco che ci isola dal mondo. Dove non ci sono emozioni. Dove non possiamo provare dolore.

Ci preserviamo, così da sopravvivere ai giorni che passano. Ci chiudiamo in un bozzolo per restare con noi stessi. Gli unici che capiamo e con cui vogliamo trascorrere il tempo.

Troppo spesso vedo tutto questo in mezzo alla nostra società malata. Una piaga che si allarga sempre più. Perché provare emozioni non va più di moda.
Perché sorridere e ringraziare, non ci fa cool.

Perché bisogna aspirare al vertice di qualcosa, che sia nella vita sentimentale come in quella professionale. Dimenticandoci di tutta la strada che c’è per arrivarci. Non guardando in faccia nessuno perché altrimenti quello potrebbe fregarci.

Automi umani in un mondo che sta morendo.

Chissenefrega del riscaldamento globale.
Chissenefrega della petroliera che intossica i mari.
Chissenefrega della crisi economica.
Chissenefrega dei terremoti, delle alluvioni, dei vulcani impazziti.
Dei bambini che prendono a calci le maestre; che sparano ai genitori.
Chissenefrega delle madri che annegano i propri figli, che li abbandonano nei cassonetti o che li gettano dal quarto piano di una palazzina.

E invece andiamo in paranoia per le profezie Maya, per gli alieni che ci stanno colonizzando in segreto, e che tra un po’ usciranno allo scoperto.
Siamo inorriditi da come si vestono i nostri amici, dalla gente che frequentano.
Dai loro amanti. E con un caldo senso di sollievo ci diciamo che noi con uno così, non saremmo mai usciti.
Ci chiediamo come sia possibile pagare 100 euro al ristornate per aver mangiato schifezze.

Desideriamo una casa più grande.
Vivere in un posto dove succeda qualcosa di più.
Desideriamo un vestito nuovo, avere più soldi.
Una televisione full hd con schermo piatto a 50’.
Bramiamo le scarpe di Manolo Blahnik le borse di Gucci.
Vogliamo un uomo bello, ricco, colto affascinate, ma non noioso, pedante e che ci corteggi ogni giorno.

Ci chiediamo se è poi è vera la storia che Belen e Corona abbiano rotto.
Perdiamo il nostro tempo davanti alla tv che ci frulla il cervello con programmi spazzatura, donne che si spogliano in diretta, uomini compiacenti. Politici corrotti, sorrisi finti e talk show inutili.

Forse sarò troppo dissacratrice e questo non rispecchierà tutta la società.
Ma purtroppo, è quello che vedo.

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