It's raining man

Piove ma non c'è ristoro per quest'Italia.
Non c'è redenzione, non c'è speranza.
Questo vedo negli occhi delle persone, questo vedo quando non c'è semplice indifferenza, opportunismo. Quando non si vuole solo pensare a se stessi, e dirsi 'bhè io ce la faccio ancora. Qualcosa in banca mi è rimasto...'
Per quelli invece che in banca non hanno nulla, per quelli che fare la spesa ormai è qualcosa di impensabile, per quelli che non trovano lavoro, di qualsiasi tipo, per quelli che si sentono soli e abbandonati, questa vita diventa un inferno.

E non ci sono fischi a Monti che tengano, non ci sono dibattiti sulla rielezioni o meno di Berlusconi, nonostante la recente interdizione dai pubblici uffici.
Non c'è Renzi o Bersani che tengano, perchè infondo sono tutti uguali. Campagne elettorali, soldi bruciati, milioni sperperati, quando tutto il resto non cambia.
La gente non riesce a pagare le tasse che continuano ad arrivare puntuali come schiaffi in piena faccia. Le pensioni si dimezzano, i prezzi salgnono, come sale l'Iva, le aliquote.
Ogni modo e mezzo sono utili per spillarci soldi.

Siamo così stanchi e sfiduciati che non sappiamo nemmeno più cosa sia la carità, la fratellanza, il volerci aiutare lo stesso nonostante non ci siano i mezzi.
Ecco che i sorrisi e le pacche sulle spalel non servono più a nessuno. Ecco che tutti fanno per sè, fanno di necessità virtù, oppure, fanno e basta.

Trovare soldi diventa un'ossessione che non ha nulla a che fare con la ragione.
Questa condizione di precari rinchiusi nelle nostre vite, nei nostri corpi che abitiamo da precari, diventa normale.
La normalità assume un colore diverso, un gusto diverso. Amaro ed inedito, forzato.
Necessario.
Non si parla d'altro perchè non si riesce a pensare ad altro.
Siamo prigionieri di una mano invisibile che ci stritola senza che noi nemmeno ce ne accorgiamo. Ce ne stiamo chiusi nelle nostre piccole case, mentre fuori piove, mentre fuori c'è la neve, il sole. Non fa differenza.
Non ci sentiamo al sicuro da nessuna parte.
Perchè non c'è sicurezza che tenga, questa è una guerra civile. Guerra di anime, di dirtti negati, di possibilità svanite, di vite che se ne vanno.
Chi all'estero se può, chi all'altro mondo per una disperazione che mangia le ossa. Qualcosa di così profondo che è inconcepibile debellare.
Chi non vede più la luce si abbandona in un buio diventato amico rassicurante.
Quando la morte sembra l'unica salvezza significa che la vita è diventata un luogo scomodo in cui allogiare, in cui far muovere questi nostri corpi.

Vi pare che sia normale?
Credete che tutto questo che accade sotto i nostri occhi, sia qualcosa di normale?
Come concepite coi, la normalità?

Siamo così immersi in tutto questo che la maggior parte di noi nemmeno la cerca una via d'uscita- Nemmeno ci prova, troppo impegnativo pensare ad una via di fuga.
L'apnea delle nostre vite diventa l'unica cosa possibile.

Invece dovremmo reagire. Dovremmo pensare che è proprio ora il momento giusto per far muovere il cervello.
E voi mi direte: ma come faccio a muovere il cervello se non ho soldi per mangiare?
Se non ho soldi per pagare i debiti?
La benzina?
Le tasse?
Il mutuo?

Avete ragione.
Ma ritengo che anche nel buio più denso di queste nostre interminabili notti, la speranza di una nostra persoanle rivalsa contro la cappa opprimente a cui la crisi ci costringe, debba essere primaria.
Se cu adagiamo tutti alla condizione di persi, falliti, senza speranza, non proveremo mai ad alzare la testa e ad arrabiarci verso chi ci ha costretto a questa condizione.
Verso chi ci ha incatenato alle nostre stesse vite.
No, non lo faremo mai, ve lo dico io.
Quindi iniziamo, o sarà troppo tardi.

Alzate la testa.











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