boats against the current



Cosa siamo disposti a fare per amore?
Per rincorrere qualcosa che reale non è ma che se lo fosse sarebbe perfetto? Quanto ci costa illuderci che tutto andrà bene, che i nostri sogni si realizzeranno, che la collera e le delusioni non potranno comunque mai scalfire quello che di bello c’è, dentro di noi, dentro la quotidianità delle cose, dentro le bollette da pagare e la spesa da fare?
Quanto è difficile oggi legarci al cuore un sogno e tenercelo per noi, farlo sopravvivere in due centimetri quadrati, nella speranza che non si infranga mai come vetro caduto a terra?
Quanto siamo disposti a soffrire, quanto tempo vogliamo usare per pensare, immaginare, ipotizzare perché la realtà è troppo dura che ci spaventa? Ci teorizza a tal punto da non volerla affrontare.
Daisy diceva a Gatsby che adorava la sua immaginazione perfetta, così perfetta da essere delirante perché il confine tra realtà soggettiva e realtà oggettiva diventa talmente sottile che ce ne dimentichiamo.
Perché la realtà è troppo arida per essere condivisa, vissuta. In questa nostra vita siamo alla continua ricerca di qualcosa che ci faccia stare bene, non necessariamente per un periodo prolungato, bastano pochi minuti per risollevare la mente e farci pensare che in fondo non va così male.
Amori dimenticati, lontani eppure così vicini.
Perché è così difficile dimenticare qualcuno che abbiamo profondamente amato? Perché vivere in un ricordo che appare attuale è così dolce e rincuorante?
Perché abbiamo la certezza che il tempo passato si possa recuperare?
Quando lo sappiamo che non è così. Quando sappiamo che il tempo è l’unica cosa che trascorso è impossibile da rivivere.
“So we beat on, boats against the current, borne back ceaselessly into the past”[1]
(Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato)




[1] F. Scott Fitzgerald, The great Gatsby, 1925

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