Star


“Sono una stella del firmamento che osserva il mondo”
Kerovac
Ci vorrebbe un viaggio.
Sì, una forma di disimpegno, una fuga… Fuga dalla città, fuga dal tanto criticato conformismo, fuga dal lavoro; ma nello stesso tempo viaggio, come scommessa con se stessi.
Ricercare nuovi valori, nuove persone, nuove esperienze.
Però mi raccomando, tutto deve avvenire assolutamente senza programmi (quelli soffocano l’agire e lo confinano in una regola), ci stai?
Non esistono date, niente più tempo, non esistono neanche i luoghi. È bene (ed è anche ora), che le eccessive comodità scompaiano, dimentichiamo certe formule terribilmente scolastiche.
Solo allora, fuori dalla cultura del tempo e dello spazio, la capacità di emozionarti prenderà vigore. Allora, si parte?
Cogli l’attimo, tutto scorre.
Abbiamo troppo poco tempo per pensare… Parti e basta.
Immagina, vola.
In fondo sei una stella, sei il mare in tempesta, sei la passione senza parole, senza armi. Est è la giovinezza, ovest il futuro… Dove giriamo?
E questa lettera te la scrivo io, che di buttarmi non ci penso proprio. Piuttosto verso litri di lacrime, perché ogni cosa me ne ricorda un’altra. Ma in fondo è andata così: pioveva all’inizio e io sono morta di sete.
Quindi, veloce, alzati! Scopri il mondo.
Sì, ti capisco quando dici che oggi il mondo ha una luce fastidiosa e tutte quelle risate ostentate più che rallegrare fanno venire il mal di testa, ma… Carpe diem.
Non aspettare che tramontino gli ultimi raggi del giorno.
Mi diverte vederti in mezzo alla gente… Let’s twist again.
In fondo la fuori convivono milioni di sguardi dolci, di abbracci negati e di sorrisi forzati. Non vale la pena restare nel proprio guscio.
Io per il tuo compleanno ti voglio regalare una cosa che sarai tu, se lo vorrai, a costruire. Si chiama svolta.
Io non sono ancora riuscita a voltare l’angolo e a questo punto ti passo il testimone.
“Saggio non è nessuno che non conosca il buio che lieve ed implacabile lo separa da tutti.”
30.4.2003.

Oggi ti ho rivista, per caso sul treno. Eri diversa, ma eri sempre tu. Eri cresciuta ma eri sempre bambina. Chissà se ti ho conosciuta davvero, mi hai detto che ti ricordavi della maggior parte delle cose di cui abbiamo parlato mentre il treno correva veloce. Che bello è stato rivederti e tornare indietro nel tempo, ma non te l'ho detto. Dieci anni e non sentirli.
Ora sei grande e convivi con il tuo ragazzo, ora lavori, ora sei una donna. Io invece mi sento ancora quella ragazzina che cercava le case abbandonate, che correva in bici, che passava i pomeriggi da te a ridere di niente ascoltando Simon and Garfunkel, a dipingere, a sognare di diventare artiste disperate aggrappate ai nostri sogni.
Ora tu sei una concreta, sei salda come una roccia, io invece corro ancora dietro ai sogni e mi piego come un filo d'erba sotto la pioggia d'estate, perchè vedi, ne ho bisogno, devo crederci ancora finchè qualcosa mi farà ripiombare a terra, sperando che non accada.
Fin a quel momento io rimarrò quella che hai conosciuto tu, quella del paese con troppa fantasia, pronta ad aiutare tutti a costo di venir presa per stupida.
Ho trovato questa lettera che mi hai scritto per i miei 18 anni, era dentro una busta attaccata ad un cartellone, che bello è stato rileggerla e capire l'intensità delle parole che avevi scritto, con la tua bella calligrafia sulla carta rossa, da festa.
Grazie Sara, per queste parole che sembrano essere mie adesso, le faccio attuali, non hanno tempo. Grazie della tua amicizia, di quello che c'è stato e ogni tanto fatti sentire, per un caffè, si trova sempre tempo.

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