LIFE




Scavare nella terra più fredda, quella della solitudine che si attacca alla tristezza, riporre i tuoi sogni e poi ricoprire tutto con quella stessa terra.


È così che alle volte ci sentiamo, sepolti vivi. Ghiacciati dalla solitudine, spenti.
Anche se il mondo continua a vivere a correre frenetico a noi non ce ne frega nulla, perché il nulla vive dentro di noi, perché qualcosa ci mangia l’anima giorno dopo giorno, perché non riusciamo a trovare un senso alle nostre giornate, ai gesti che come rituali imperfetti compiamo, sempre gli stessi con la stessa calma, la stessa devozione. Sperando che facendo così almeno una parte del cambiamento possa diventare più facile da sopportare.

Guardo gli occhi della gente per capire cosa c’è dentro il loro cuore, non giudico, solo osservo. Me ne sto in un angolo e provo ad immaginare se il mio di cuore può avere lo stesso battito degli altri, se c’è qualcosa di affine, negli esseri umani che incontro.



È qualcosa di così personale che nessuno te lo viene a raccontare, se vuoi tu, devi scoprirlo da solo. Ma non abbiamo tempo per l’altro. Il tempo che ci rimane tra le mani dopo aver pagato le bollette, falciato l’erba, portato i figli a scuola, fatto la spesa, studiato, lavorato, inviata la mail al capo, mandato a fanculo qualcuno che non sopportavamo più; è sempre troppo poco. Siamo stanchi. Stanchi di noi, stanchi del sole che sorge, stanchi della pioggia che ci entra nelle ossa, dei capelli crespi, dei tacchi troppo alti, dei soldi che non bastano mai.

Dove andremo finire? Se togliamo dalla nostra vita la frustrazione, il disagio, la rabbia, la tristezza, la voglia di scappare e di urlare, che ci rimarrà in mano?
Dov’è la gioia? Cos’è la felicità, dove si sono nascoste? Le voglio qui davanti ai miei occhi, voglio abbracciarle, legarmele al cuore, salutarle ogni mattina quando mi sveglio e avere la certezza che verranno con me, ovunque.

Vorrei non avere paura della notte che arriverà.
Vorrei che la vita mi dicesse di stare calma che la mia pazienza verrà ripagata. Vorrei questo e un milione di altre cose per me, per quelli che conosco a cui voglio bene, per l’umanità intera.
Vorrei che la triste nenia che suona dentro di me la smettesse, vorrei lavare via quello che di nero c’è e lasciare spazio ad un bianco accecante e trasparente, che non ha lati oscuri.

Mi sembra di sognare l’America, quella con la statua della libertà che svetta davanti a te, quella dei sogni impossibili, della vita che vive.
Uno spera, spera e spera ancora girandosi nel letto la notte quando non riesce a prendere sonno.


Quando li chiude quegli occhi e li strizza sperando che la vita, quella che vorrebbe si materializzasse almeno lì. Nei suoi di sogni. Perdere il contatto con al realtà per due secondi, immaginandosi in un luogo lontano, immaginandosi felice.



Poi tutto ti inghiotte di nuovo, la rassegnazione spazza via il tuo sogno, lo mette nella pattumiera e lo butta via, insieme alla polvere dei tuoi giorni, alla carta arruffata dei tuoi progetti e ai resti della cena di ieri sera, comprata in rosticceria.

Che schifo, ti viene da dire. Che schifo di vita questo. Poi pensi che sarebbe meglio non avere mai iniziato a viverla, poi pensi che tutti stanno meglio di te. Ti chiedi che cavolo hai fatto di male per esserti meritato tutto quel grigio attorno. Ti chiedi come fanno gli altri ad avere tutti quei soldi e tu non riesci nemmeno a mangiare. Ti chiedi perché proprio a te.

Il problema è che non c’è una risposta. Troppo abituati a pensare che una risposta ci deve essere per forza, sempre. Troppo abituati a desiderare sempre di più, a non accontentarci mai perché ‘si va bene ma potrebbe andare meglio’. Sempre sospinti verso quello che non abbiamo non guardando più a quello che con il sudore ci siamo guadagnati. Ci dimentichiamo presto di quando avevamo bisogno. Di qualcosa, di tutto. Di quando chiedevamo l’aiuto altrui. Di tutte le volte che noi stessi l’abbiamo negato quello aiuto dimenticandoci troppo spesso che da soli non siamo niente ma insieme possiamo essere tutto. Dimenticandoci che la vita è meschina e che la felicità dura quanto un fiammifero acceso. Dimenticandoci della mano tesa dell’amico che abbiamo lasciato fermo mentre noi corriamo sul treno del successo, dell’amore, del lavoro.

Quante volte sbagliamo in una vita, tutti? Quanto poco ce ne accorgiamo?
Se sapessimo essere più umili, se sapessimo chiederci più volte ‘perché’ se pensassimo che la colpa non può mai essere sempre degli altri ma che forse ogni tanto è anche nostra, forse qui su questa terra ci sarebbe meno dolore. Forse qui, si respirerebbe un po’ di più e saremmo ancora capaci di salutare una giornata di sole in pieno autunno con un sorriso sincero.





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