ciao

Sic io non ti conoscevo, come tante altre persone che oggi ti piangono, ti ricordano, ti pensano.
Alla tv quasi non si parla d’altro. Di quanto tu fossi una bella persona, un ragazzo pieno di valori, sorrisi e battute.
Di quanto i tuoi genitori siano forti, saldi. Rocce che ti hanno cresciuto, assecondato, sostenuto nel tuo sogno che aveva l’odore del motore che romba e della velocità.
Non c’è pagina del web, social network, telegiornale, rivista che non parli di te. Che non lasci un ricordo, una bella parola.

Dicono che chi fa il tuo mestiere un po’ lo sappia, che può succedere. Dicono che fa parte della sfida, del gioco.
La morte infondo non è che un passaggio obbligato.
La morte in diretta, ecco. Quella è ancora una cosa che mi fa male. Profondamente male, perché non era un film. Tu sull’asfalto c’eri per davvero. Quello che tutti hanno visto volare era il tuo casco. Non era finto.
In quest’era di televisioni, di trasmissioni in tempo reale, dove c’è l’urgenza di essere il primo a sapere, vedere, toccare, dire ‘io c’ero’. Questo mi sconvolge profondamente, mi turba. Ora eri tu, ma fosse stato un’altra persona non faceva differenza. Trovo ci sia un gusto sadico…è come esserci stati per davvero, ma con la sicurezza d’essere davanti al televisore, lontani dal dramma. Dal dolore. Da quel silenzio irreale che c’è. Dopo.

Questo odio della morte. Il silenzio.

Ho visto troppe persone a cui volevo bene morire. E quel silenzio che c’è, assomiglia al respiro che deve avere la morte quando soddisfatta si porta via il corpo di qualcuno.
Il corpo sì, perché l’anima no. Quella resta, ne sono convinta, ed è quello che vorrei spiegare a chi so che sta provando questo dolore. Questa ferita che non si chiude, perché conviverci ogni giorno con quel freddo silenzio diventa insopportabile.
Fai di tutto per allontanarlo, per non restare solo con lui ma sembra inutile. Sembra tornare sempre quando meno te l’aspetti, lì sulla tua spalla fragile.
Tu eri un ragazzo come tanti, la tua semplicità ti ha reso vicino al cuore di molti. Ecco perché non ti dimenticheranno, i tuoi genitori, amici, persone che hai conosciuto a cui hai lasciato qualcosa di te.
Succede a tutte le belle persone che se ne vanno troppo presto.
Chi se l’aspettava che facessi cosi? Che la tua moto ti trascinasse con se?

Siamo tutti fragili su questa terra. Per scomparire ci basta davvero poco, e noi, noi non ce ne rendiamo conto quasi mai.
Qualsiasi cosa ogni singolo giorno può ucciderci. Portarci via, ed è quello che tutti si augurano quando accade: che qualcuno si ricordi di loro.
Che qualcuno si ricordi delle persone che ci hanno lasciato.
Senza il ricordo, non rimane nulla. Cenere tra le mani.
Per quanto il ricordo faccia male, io non voglio dimenticare.
Non voglio dimenticare il poco o il tanto (ma mai abbastanza) tempo trascorso con le persone che ho conosciuto, imparato a capire. Amato.
La morte non è mai giusta, equa.
Non lo sarà mai in questo mondo. Non c’è niente da dire o da comprendere, perché il dolore non può essere capito, come non lo può essere la malattia e la morte improvvisa
Nessuno è capace di accettarla. Non venite a raccontarmela.
La vita va avanti ti dicono, ed è vero. Tra lezioni all’università, lavoro, amici, feste, viaggi. La vita va avanti. Anche se nel cuore di chi prova un dolore così grande, qualcosa si ferma per sempre.


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