A quite life

Ci pensate mai al tempo che passa? Pensate mai che le settimane si sgretolano tra le dita, che i bambini crescono e noi tutti, irrimediabilmente invecchiamo?

Ultimamente penso a quello che non riesco a fare nelle mie giornate. Alle persone che vorrei vedere, con le quali vorrei parlare. Alle cose che vorrei fare, vedere, toccare e che non faccio.
Non faccio perché sono al lavoro o sono troppo stanca per farlo. Vi chiedete mai perché la vita di ognuno di noi sia sempre troppo piena dalle persone sbagliate? Ci sono persone che non vorrei nella mia vita che invece affollano la mia privacy. Sarà brutto il paragone, ma trovo siano come quella polvere che non riesci mai a togliere dai mobili. Quei residui di colla che rimangono attaccati alle superfici, gratti, gratti ma non se ne vanno. Quelle persone che invece vorresti disperatamente incontrare… quelle no. Mai.

È difficile pensare al futuro in questo momento di crisi generale. È difficile per me. Alle volte evito di pensarci e mi dico ‘Anna, pensa a far bene nel tuo presente.’ Poi però la mente vaga; se ne va lontana e penso che vorrei essere in un’altra città. Più aperta, più cosmopolita, più permissiva.

Penso che vorrei essere apprezzata per quello che faccio. Penso che vorrei disperatamente trovare un editore che mi pubblichi. Penso che vorrei parlare alla gente, aprire il mio cuore, ascoltare quello che hanno da dirmi. Ridere con loro, accettare le critiche e emozionarmi per un sorriso ricevuto. Penso che vorrei essere innamorata. Spronata, aiutata.
Io, come la maggior parte delle persone, sono consapevole di non avere nulla in mano, ora. Una borsa (low cost) piena di sogni e speranze, un lavoro precario e mal pagato, le amiche immerse dagli impegni. Persone che se ne vanno, altre che restano, la benzina da fare e mai un soldo in tasca. Ma io non invidio nessuno, dico sul serio. Sto bene così.
Prima ho ricevuto una mail da un’amica che non vedo da un po’. Siamo coetanee, colleghe all’università. Ora lei insegna nelle scuole, è una donna in carriera. Mi dice d’aver avuto quest’anno la cattedra di lettere. Si è sposata a luglio è innamorata felice con la sua casa in centro a Udine.

Un lavoro, un marito e una bella casa. Manca un figlio, ma sono sicura che non tarderà ad arrivare.

È quello che vogliamo tutte, no? La felicità condensata in una formula che non ha nulla di matematico ma che dà così tante soddisfazioni. Lei è giovane e ci è riuscita. Ha tutto, tutto quello che fin da piccole ti dicono che sia ‘giusto’ avere. Sono anche io giovane (per ora) ma non ho nulla di tutto questo. Collaboro con un associazione culturale, e domani potrei trovarmi a casa, non ho un fidanzato e in questo momento nemmeno un’amante, vivo con i miei genitori, faccio una vita tranquilla. Ecco, si può dire che ora sappiate tutto di me.
Non mi lamento, non crediate questo sia uno sfogo. No non vuole esserlo. Solo che si riflette meglio se le parole le si vede scritte. Si raggiunge uno stato di consapevolezza maggiore…A mio avviso.
Alle volte mi chiedo come sarò tra un anno. Se avrò qualcosa in più… Qualcosa in meno, o semplicemente lo stesso. Un anno fa ero all’università, avevo iniziato una laurea specialistica, mia nonna mi aveva appena lasciata e avevo una situazione sentimentale… Confusa.
Voi direte, bhè meglio adesso. Sì, meglio adesso. Ma non ho fatto grandi cose in un anno. Forse la colpa è solo mia. Forse avrei dovuto rischiare di più. Puntare tutto sul tavolo verde, giocarmela così.

È che io sono una ragazza accorta, forse troppo razionale. Composta. Troppe volte mi sono detta che l’animo non si cambia, troppe volte ho provato a cambiarmi lo stesso, senza troppa fortuna.
Quello che voglio dire è che forse la vita che abbiamo ce la scegliamo ogni giorno. Non ci viene data da nessuno. Ognuno di noi vede e percepisce le cose in modo diverso. Abbiamo un filtro in testa, un colino appiccicato agli occhi che filtra le cose. Credo che in fondo sia la cosa più singolare di noi.

Ecco, forse questo velo di malinconia mi è stato messo da ‘qualcuno’, indotto. Ecco perché vedo piattume nelle mie giornate, speranze che cadono in un baratro nero e persone spregevoli che mi circondano…
Forse, mi dico, è solo un brutto momento, magari domani mi sveglio è vedrò tutto bello, voi che dite? O forse dovrei solo smettere d’aver paura di avere una vita orribile, prendere in mano il telefono e chiamare la mia amica per un aperitivo.



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