La verità vi prego, sull'amore


Mi sento ispirata stasera. Convalescente da un’influenza che mi si è appiccicata addosso, riflettevo sull’amore.

Sono qui in questo sabato sera uguale a tanti altri, a tanti giorni annoiati che si abbracciano assieme e formano una vita. Una di quelle tante vite che ogni giorno si scontrano in questo nostro mondo stanco di sentimenti. Mi chiedo come si faccia a sopravvivere all’amore, oggi giorno.

Riflettevo sulla storia di una mia amica, del suo soffrire per essere sola, del suo auto convincersi d’aver bisogno d’altro, di qualcosa di nuovo che per prima deve partire da lei. Riflettevo sugli uomini che si sono affacciati nella sua vita fino ad arrivare all’ultimo che conosco e non comprendo. Non comprendo lui, non comprendo lei. Non comprendo l’amore, le azioni e le conseguenze di questo sentimento che dicano muova il mondo, ma che sotto sotto credo non faccia. Forse ci prova, ma l’amore quello vero, se mai esiste, si deve essere nascosto bene perché è un po’ che non lo vedo in giro.

In sostanza la mia amica, non sto parlando di me ve lo assicuro, si tedia del fatto che lei è ancora innamorata di quest’uomo che volutamente l’ha allontanata dicendole che lei non è ancora pronta per una relazione con lui. Non è una pretesa o un metodo nuovo per scaricare qualcuno. Semplicemente lui sosteneva che lei non cercasse una relazione equilibrata e sana (vai a capire che significa) ma un padre. Un qualcuno che la prendesse per mano e la guidasse.
Lui voleva tutt’altro. Lei quindi è rimasta così, senza padre né fidanzato a rimettere apposto i cocci del suo cuore infranto (fatemi essere poetica) convinta che lui sia sotto le lenzuola di qualcun’altra.

Ora, non sono qui per giudicare, ve l’ho detto, ho solo voglia di riflettere mentre aspetto la tanta agognata guarigione. Ma dico, come si fa a sopravvivere all’amore? Come si fa a fidarsi di qualcuno? Qualcuno che non ti tradisca così ferocemente, che non spezzi i tuoi sogni come rametti secchi. Come si fa oggi a donarsi? Ad avere il lusso di dipendere, emotivamente, da un uomo?

La dipendenza non è una cosa facile. Pensare per due, frenare le proprie azioni perché in qualche modo si rischierebbe di lenire l’integrità dell’altro. Sapere sempre dov’è, cosa fa, con chi soprattutto. Ditemi voi, donne, non è stancante vivere così? Stare sull’altalena dell’amore, assecondare un’altra persona, passarci gran parte del vostro tempo tra sorrisi e pianti. Litigi e baci. È davvero questo che vogliamo? Può davvero l’amore, o presunto amore, di un uomo migliorarci l’esistenza?

Personalmente non credo, forse perché ho troppa paura delle bugie e della finzione che si porta dietro un rapporto, per credere che i sentimenti siano puri e sinceri. Forse perché non ho mai conosciuto un uomo sincero, ve lo dico senza problemi. Io un uomo che non mi regalasse bugie coperte di cioccolato non l’ho mai conosciuto. Non so nemmeno se esistano. Perché credo che per un uomo sincero che mi desse la sua fiducia e onestà io potrei fare follie. Potrei diventare devota, addirittura celebrativa.

Forse è solo colpa mia, condannata a espiare una colpa commessa, magari in una vita passata. Forse invece gli uomini, e le donne ovvio, sono solo prodotti di questa società malata e fragile. L’integrità e i valori diventano spazzatura. Meglio l’immagine, l’estetica selvaggia. Urban chic, metrosexual, geek. Chiamateli come cavolo vi pare, ma l’archetipo dell’uomo è davanti ai vostri occhi. Effeminato o super virile. Intellettuale senza spina dorsale o solo inetto. Non è presunzione voler catalogare la società moderna. Non è presunzione mia usare etichette.

Cinica, sì forse quello un po’, sì. Colpa della mia vita emotiva che mi ha fatto scontrare con elementi che nemmeno al supermercato a metà prezzo, starebbero bene.
Siamo animali sociali, non siamo fatti per stare da soli. Ecco perché questa nostra annosa ricerca dell’altro, del compagno di vita. È poetico chiamarlo così visto che la percentuale dei matrimoni che supera i tre anni di vita è quasi ridicola. Stare insieme per una vita diventa utopia.
Mi mancano gli amori da romanzo ottocenteschi. Quelli super strazianti, il melodramma puro. Anna Karenina, dott. Zivago, La signora delle Camelie, cime tempestose.
Dove sono finiti gli amori cosi? Quando bastava uno sguardo ad incantarti. Quando si consumavano i giorni nel pensiero dell’amato? Quando incontrarsi e sfiorarsi era un’esperienza mistica?

Mi sento ridicola solo a pensarci, la mia razionalità me lo impedisce. Questo mondo arido me lo impedisce. In fondo sono una scrittrice, vivo di parole e sentimenti riflessi. Se non mi struggessi per un amore non ricambiato o per un tradimento di cosa potrei scrivere? Le più grandi scrittrici sono diventate tali raccontando dolori strazianti. Il potere dell’abbandono. Bella consolazione. Ma vedete, io non sono una scrittrice famosa, nessuno parla di me, sono una mera sconosciuta. Una come tante, nessuno legge i miei libri. Nessuno mi ferma in profumeria o dal macellaio per un autografo, quindi perché dovrei rovinarmi l’esistenza così? Perché dovrei fare la bohémien? Abitassi almeno a Parigi tutto questo avrebbe anche un senso, ma no sono solo una ragazza di provincia che scrive quindi…

Vittimismo dite?
Sapete che vi dico? Pubblico mio, siete troppo esigenti stasera.


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