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Immaginate un mondo senza televisione.

Un mondo senza cellulari, Ipad, gps, navigatori satellitari, computer.
Un mondo pieno di silenzio. Di quel silenzio che non siamo più abituati a considerare. Senza condizionamenti tecnologici, senza mode che prevalgono sulle altre. Senza possibilità di spiare il nostro vicino dal suo profilo facebook.
Un mondo in cui “tweet” significherebbe semplicemente quello che significa.
Cinguettio.
Il verso di un piccolo uccello che si posa sul ramo. Quel vero e naturale suono che oggi non riconosciamo più nelle nostre città, ma che ricerchiamo come suono terapeutico nelle radiosveglie di ultima generazione.
Nei cd di musica rilassante. New age.
Ne avremmo bisogno di una new age, noi.
Un era di riscoperta. Ritrovare quel mondo naturale che non sappiamo più vedere. Non sappiamo più che effetto fa strusciare le nostre mani sul pelo di un gatto. Di come sia accarezzarlo veramente.
Dormire accanto al nostro cane. Sentire che la sua tranquillità che ci calma.
Respirare aria pulita. Isolarci da noi stessi, chiudere la tecnologia in un cassetto.
Disconnetterci.
Noi, che siamo soltanto un prolungamento del nostro smartphone, notebook, Iphone.
Noi che non ci spegniamo mai.
Siamo alieni in un mondo popolato da aggeggi elettronici che ci dicono che strada prendere, cosa mangiare, quando dormire, a che ora alzarci, cosa dire, con chi sposarci.
Crediamo più alle combinazioni tra i nomi e le date di nascita più che a quello che sentiamo nel nostro cuore.
Le farfalle nello stomaco non potranno mai diventare cibernetiche. Gli sguardi non potranno mai essere simili ad uno schermo al plasma, come nulla potrà mai sostituire il gusto, il tatto, l’udito.
Siamo esseri pensanti, con dei sensi e dei sentimenti. Disconettiamoci da tutto questo. Da questa non vita.
Chiudiamo i computer, i cellulari e diciamo a noi stessi che non succederà nulla anche se non leggeremo le mail o se non spieremo i nostri 795 amici ‘sconosciuti’. Per una volta tanto lasciamo stare tutto e fermiamoci.

Guardiamo il mondo.

Perdiamoci a fissare una formica che passa sopra un sasso. Ascoltiamo quello che ha da dirci il vento, l’acqua. Proviamo il piacere di infilare la mano in un cumulo di terra.
Piccoli piaceri capaci di dare grandi emozione, di scaldare questi nostri cuori che sanno troppo di metallo.







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