Qualcuno uccida la Barbie

E’ tutta colpa delle Barbie.
Adesso ne sono assolutamente sicura. Tutto quel vestire, svestire e pettinare quella bambola così perfetta. Strati di plastica colorata, sorriso smagliante, occhi da fata, tette perfette e gambe chilometriche.


La Barbie è la rovina di tutte le donne.
Icona di bellezza che vogliamo raggiungere a tutti i costi, considerata perfetta e immutabile. La bionda che gli uomini vorrebbero portarsi a letto, tutti.
La donna ideale che spruzza sesso da tutti lati, angoli, punti.
La nostra ossessione per i vestiti e le scarpe… Colpa delle Barbie, anche quella. D’altronde chi di noi si è sottratta da piccola? Chi di noi non aveva l’armadio di plastica rosa? Con mille cassetti, con mille scarpe con tacchi vertiginosi? Stivali, sandali….ciabatte con il pelo e vestaglie di seta?


Alla Barbie stava bene tutto, anche senza niente addosso era perfetta. Anche sbattuta in un angolo con la testa staccata non perdeva il suo charme.
Metterle e toglierle i vestiti e le scarpe, guardarla per ore, pettinarla…adorarla tenendola sul piedistallo…senza dire nulla.
Idillio e croce di ogni bambina.


Da lì nasce la nostra ossessione all’essere perfette.
Nessuna se lo chiede ma io sì. Perché diavolo il 90% delle donne è fissato con l’apparire? Con le scarpe con il tacco, le borse i vestiti?
Perché tutta questa smania di comprare e avere, mettere, apparire, primeggiare?
Antropologicamente parlando non c’è una risposta logica.
Non è una cosa che vediamo in altre culture se non in quella delle donne occidentali. È una malattia dei paesi industrializzati, del benessere.


Vabbeh che la Barbie è ovunque ormai. Una multinazionale del giocattolo, da sola.
Non ci ha rese schiave solo del tacco 12, dei vestiti attillati, e della chirurgia plastica. Non ci ha solo creato crisi di identità per non essere magre abbastanza, bionde abbastanza, perfette abbastanza ma ci ha anche rese schiave del principe azzurro.
Eh sì care mie. Perché non è una cosa genetica lo struggimento amoroso. Il rovinarsi la vita aspettando l’uomo perfetto, quello dei sogni, quello che ti sposa e via, ti risolve i problemi…no… e nemmeno della Disney (anche su di lei ci sarebbe da scrivere quattro cosette…)
Più la guardo dritta negli occhi azzurri e inespressivi e più mi convinco che sia sua la colpa…La Barbie. O per meglio dire…di Ken.


Il belloccio inamidato con i capelli perfetti e il sorriso bianchissimo. Lui. Archetipo dell’uomo perfetto. Quello da aspettare, venerare, amare fino alla follia, sposare.
Quello che ogni ragazzina sogna. Il proprio Ken in giacca e cravatta, formato uomo d’affari,
in carriera, Ken avvocato, medico, pilota. Tutti è possibile per lui, che ti fulmina con lo sguardo.
Ci avevate mai pensato?
Ignare di tutto questo, passavamo giornate intere a giocare a pulire casa, provare vestiti e aspettare che Ken chiamasse, passasse a trovarci, portasse Barbie fuori a cena…
Vi ricorda qualcosa?


A me sì. Eccome.


Tutt’ora in momenti di sconforto ormonale e turbamento dell’anima, spero di incontrare il mio Ken, l’uomo perfetto da amare.
È un morbo che ti si insinua dentro, potentissimo perché ci cresci con lui, giorno dopo giorno. Ti forgia l’animo, ti fa diventare fragile e indifesa, ti crea complessi che poi sono difficili da eliminare. Perché la Barbie l’abbandoni a 12 – 13 anni, (almeno quando ero piccola io, adesso è tutta un’altra cosa) ed è lì il momento peggiore. Perché ti guardi attorno e scopri che le scarpe che mettevi alle Barbie adesso puoi metterle tu, come i vestiti e tutto il resto…e che il tuo ideale di Ken si nasconde tra i compagni di cola e da lì poi è fatta. Anni e anni di crisi emotive, amori non corrisposti, pianti sofferenze e turbe mentali.
Non abbastanza bella, magra e bionda.


Il peggio poi sapete qual è? Che non ce ne rendiamo affatto conto. Non ci rendiamo conto di chi sia la colpa. Mentre lei, la Barbie continua a sghignazzare e a vendere milioni di prototipi di ‘donne perfette’ in giro per l’universo.
Io stessa sono vittima di questo. Io stessa, mettendo apposto la soffitta l’altro giorno sono stata colta dall’impulso di prenderne in mano una e giocarci. Un impulso quasi irrefrenabile.
Quella piccola stronza bionda è proprio malefica.
Credetemi, non fate giocare vostra figlia con la Barbie. Non compratela nemmeno. Piangerà un po’ ma poi da grande vi sarà grata, ne sono sicura. Se io l’avessi saputo prima, che mi sarei ridotta così ‘da grande’ per colpa sua, avrei giocato molto di più con i Lego. Senza alcun dubbio.



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